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Sanità, Nord e Sud. Lagalla: “La questione meridionale non può essere cancellata dall’agenda politica italiana“

Sanità, Nord e Sud. Lagalla: “La questione meridionale non può essere cancellata dall’agenda politica italiana“

TESTIMONIANZE

Roberto Lagalla è Rettore dell’Università degli Studi di Palermo. Laureato in Medicina e Chirurgia nel 1979, si è specializzato in Radiologia diagnostica e Radioterapia oncologica. Tra i numerosi, altri incarichi politico-sanitari ricoperti, è stato assessore alla Sanità della Regione Sicilia nella XIV legislatura (2006/2008). 
E’ autore di 452 pubblicazioni scientifiche. Gli abbiamo chiesto di raccontarci la sanità, vista a 360 gradi sulla base della sua variegata esperienza nel settore. 

Professore, quali sono le sue esperienze in campo medico-sanitario? rn

“La specializzazione in diagnostica per immagini e la carriera accademica mi hanno consentito di vivere direttamente, e per lungo periodo, la professione medica, coniugando il rapporto con gli allievi al’attenzione per le esigenze di salute dei pazienti, filtrati attraverso l’evoluzione delle tecnologie sanitarie, l’aggiornamento dei modelli organizzativi ed il progresso della ricerca biomedica. Una così intensa esperienza professionale mi ha permesso di accostarmi, con utili elementi di conoscenza, alle successive esperienze istituzionali: presidente della Società Italiana di Radiologia Medica, assessore regionale alla Sanità della Regione siciliana e, dal 2008, Rettore dell’Università di Palermo nella quale insiste un Policlinico universitario in fase di profonda trasformazione”. 

Come vede la sanità di oggi? Pregi e difetti? rn

“Nonostante il risalto che gli organi di informazione attribuiscono a ciò che non funziona nella sanità italiana, non può essere tralasciata la considerazione che il nostro modello assistenziale resta tra i più avanzati al mondo e saldamente ancorato ai principi di solidarietà e universalità: il che, in un tempo di acuta crisi economica, non è certamente di secondaria importanza. rn Detto questo, va rimarcato come la “regionalizzazione” della sanità abbia determinato livelli prestazionali asimmetrici tra diverse aree territoriali, con un divario – ancora evidente, soprattutto sul piano organizzativo – tra Nord e Sud del Paese. rnIn ogni caso, si assiste oggi ad un insidioso dissidio tra la limitatezza delle risorse e la legittima richiesta di salute che, in forza dell’avanzamento delle conoscenze scientifiche e degli aggiornamenti. tecnologici, pretende investimenti e costi di gestione tendenzialmente crescenti.rnA tutt’oggi, sia pure con le dovute differenze tra i diversi modelli regionali, permangono sensibili criticità di sistema nell’erogazione dell’assistenza sanitaria territoriale, nel raggiungimento di un efficace equilibrio dell’integrazione socio-sanitaria e, soprattutto, nell’adeguata assistenza continuativa dei malati cronici. E’ quest’ultima la sfida più importante ed onerosa della medicina del futuro”. 

Cosa cambierebbe nel sistema sanità ed eventualmente quale modello proporrebbe? 

“Cambiare la sanità o proporre nuovi modelli non é facile, né realizzabile in breve periodo. Esiste, prima di tutto, un problema di risorse che condiziona non poco gli investimenti. Ciò, posto e fermo restando l’orientamento a mantenere un sistema basato sulla sana competizione pubblico-privato, ritengo strategica la piena ed efficace valorizzazione dei processi di “presa in carico” dei pazienti, con una particolare attenzione alla continuità assistenziale ospedale-territorio ed al ruolo portante della medicina di famiglia. Né può essere trascurata l’esigenza di prevedere, in ogni regione, la presenza di strutture di eccellenza specialistica, deputate al trattamento delle patologie maggiori e di più elevato impatto clinico, a cominciare da quelle oncologiche. rnInfine, in considerazione degli elevati costi della spesa farmaceutica, andrebbero opportunamente regolati i relativi criteri prescrittivi, con un più diretto e responsabile coinvolgimento della classe medica”. 

Qual è il miglior metodo di gestione della sanità? 

rnrn“La virtuosa gestione della sanità deve ispirarsi al principio generale di costo/beneficio, mettendo in relazione i costi diretti e indiretti di ogni prestazione all’efficacia che da essa deriva in termini di risultato terapeutico e vantaggio effettivo per la qualità di vita di ogni paziente. rnSul piano dei costi, assumono centralità l’ottimizzazione di processi organizzativi e le modalità di acquisizione di beni e servizi: entrambi questi obiettivi non trovano sempre sufficiente sensibilità nel servizio pubblico e rappresentano la principale causa dei deprecati sprechi e di quel “consumismo sanitario”, talora motivato da ragioni inconfessabili o semplicemente da sciatteria amministrativa, che, se corretto, potrebbe rappresentare un’importante fonte di economie e di più virtuosi reinvestimenti di queste ultime. rnSul versante, complementare ma assistenziale, dell’efficacia delle prestazioni sanitarie, è necessario investire sui principi di giustificazione e appropriatezza di esami diagnostici e schemi terapeutici, tarando ogni prestazione sull’evidenza scientifica e sulla specifica storia clinica del paziente. rnIn questa prospettiva, è oltremodo necessario assicurare l’elevata qualità della ricerca, della formazione specialistica e dell’aggiornamento continuativo della classe medica e del personale sanitario”. 

Nord e Sud, sarà mai possibile unificare il nostro Paese dal punto di vista sanitario? 

“Ho già fatto cenno alle difficoltà derivanti dalla prevalente articolazione regionale del nostro sistema sanitario. Fermo restando la fondamentale funzione di indirizzo e di definizione degli standard da parte del Ministro della Salute e dei suoi organi tecnici, è indubbio che le regioni del Mezzogiorno, dove pure operano professionisti e realtà assistenziali di altissimo valore, scontano evidenti ritardi organizzativi e storiche inadeguatezze strutturali che favoriscono l’endemico fenomeno dell’emigrazione sanitaria. rnPer troppo tempo è mancato, nel Sud, l’interesse collettivo verso la cosa pubblica, favorendo il prevalere di interessi privati, non sempre nitidi, e l’affermarsi di una classe dirigente politicizzata e talvolta non all’altezza delle responsabilità e delle competenze richieste per la delicata gestione della sanità. rnTuttavia, si avvertono, da qualche tempo, incoraggianti segnali di cambiamento nella direzione di un auspicabile riequilibrio che, sia pur assistito da una nuova cultura gestionale, potrà realizzarsi solo mediante adeguati investimenti e la consapevolezza, da parte del governo nazionale, che l’eterna “questione meridionale“ non può essere inopinatamente cancellata dall’agenda politica italiana, se non per effetto di una più aggiornata e consapevole programmazione di interventi straordinari ed opportunamente finalizzati”.

Redazione Salutepiu24